03 marzo 2006

Phyllos e la storia di Medea


Sembra ormai provato che il bambù, quando fiorisce, esplica tale funzione nello stesso periodo sull’intero globo terrestre. Questa faccenda allenta lo stretto legame che si è sempre considerato, tra lo sviluppo delle piante ed il susseguirsi delle stagioni. E’ importante scoprire, quale cosa, geneticamente, lega tra loro l’intera specie di bambù in modo indipendente dal luogo in cui, lo splendido Hibanobambusa tranquillans Shiroshima se non piuttosto lo Shibataea Kumasasa, sono nati e cresciuti. Il Phyllostachys elegans è quello che si fa carico di mantenere alta, la statistica. Dopo la fioritura , peraltro , non gli accade come invece per molte altre specie, di cessare la sua crescita e in breve tempo concludere la sua vita , morire. Phillos sopravvive. Un accurato approfondimento della sua genetica va studiato. Io penso che sarà piuttosto difficile trovare una risposta al quesito proposto, la sopravvivenza di Phillos, in quanto è il metodo a contenere inefficacia. Si potranno analizzare infinite sequenze DNA e confrontare molecole e creare diagrammi spaziali a torta, ad anello, a gradini, si potranno avviare osservazioni analogiche e digitali all’infinito e con le strumentazioni migliorate dalle tecnologie più avanzate , ma sono sicuro che il metodo non porterà a soluzione. Un sentiero più faticoso , stretto e da sperimentare va senz’altro tentato. Phyllos ha una qualità che lo distingue e tale qualità è nata da un tempo lontanissimo. Se fiorisce dalla totalità delle gemme anche Phyllos è destinato a faticare per sopravvivere , dunque lo si deve potare a dovere, lasciando che, solo alcune gemme fioriscano, altre devono essere recise. Rimane ancora un mistero come questo avvenga in natura, senza l’intervento dell’uomo . Si potrebbe dunque concludere che in natura per sopravvivere Phyllos deve autopotarsi; cioè deve avere una tragica pazienza , come Medea. Ella deve uccidere per consegnare alla Storia una figura complessa e tragica di Donna. Medea stringe al petto i figli, sostiene un'aspra lotta con se stessa, ma non rinunzia alla sua disumana risoluzione. Qualcuno riferisce i raccapriccianti particolari della fine di Glauce e Creonte, vittime delle diaboliche fiamme scaturite dai magici doni nuziali. Medea esulta e passa alla seconda parte del suo piano: dall'interno della casa, le grida dei figli indicano che il crimine si sta concludendo. Accorso per salvarli, Giasone apprende l'ultimo atto di Medea. Mentre tenta di abbattere la grande porta, in alto, sul carro del Sole, gli appare la Donna che, stringendo al petto i cadaveri, vomita sull'uomo condanna e odio. A Giasone non resta che invocare Zeus a testimone delle efferatezze di Medea e maledire il proprio destino. Comunque per comprendere nella sua totalità e nella sua doppia definizione questo mistero occorrerà percorrere un’altra storia.

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