Stiamo vivendo in un’era di depressioni a catena, causate ad arte dalle nuove tecnologie. Nell’ultimo decennio le cucine a gas hanno conquistato belluria e sicurezza: acciaio policromo e accensione piezoelettrica individuale nonché stacco automatico dell’alimentazione del gas, nel caso che la fiamma sia interrotta da cause varie, ad esempio acqua bollente in fuga dalla pentola. Alla signora del piano di sotto i piezo non funzionano più; tremante telefona alla ditta riparatrice e scopre che la cucina è ormai fuori garanzia e che il solo far venire un tecnico costa da 30 a 50 euro. Sembra quasi convinta anche perché non può più fare a meno dei piezo.
Le viene in mente di capire meglio e telefonando ad un amico artigiano viene a sapere che l’intervento costa 100 euro e i pezzi di ricambio altrettanto. 250 euro che non ha, per una cucina a gas di soli cinque anni di vita e costata poco di più.
Non sa rassegnarsi, pensa che se il latte traboccante spegnerà la fiamma, la sua casa salterà in aria. Non sa che il sensore del gas è solo meccanico, interviene col suo raffreddarsi su una valvola che chiude il flusso del gas. Questo glielo spiega un altro amico proprietario di un negozio di articoli collegati all’elettricità , cavi interruttori, lampadari e quant’altro.
La casalinga non ha ben capito, si sente perduta, defraudata di una modernità che le ha creato una dipendenza.
Fa coincidere il suo stato di salute, non buono, con quello degli oggetti che la circondano.
Ricorda con terrore l’uso dei fiammiferi. Chi la salverà?
Le ho regalato un accendigas comprato al negozio all’angolo dei cinesi, costato appena due euro. Adesso quando mi incontra cambia strada, forse pensa di avere a che fare con un pericoloso rivoluzionario.